
BIO-GNL: l’energia che nasce dagli scarti
Dai residui agricoli a un futuro più pulito
La transizione energetica richiede soluzioni capaci di coniugare sostenibilità, efficienza e rispetto per il territorio. Il Bio-GNL -gas naturale liquefatto di origine biologica - rappresenta una delle risposte più concrete a questa sfida. Nasce da ciò che spesso consideriamo un rifiuto: reflui zootecnici, potature, residui agricoli e scarti agro-industriali.
Sfruttando queste risorse, si evita il consumo di suolo e l'uso di fertilizzanti chimici, trasformando gli scarti in un combustibile rinnovabile ad alte prestazioni.
L’Europa accelera verso il biometano
L’Unione Europea ha fissato un obiettivo chiaro: produrre 35 miliardi di metri cubi di biometano entro il 2030 nell’ambito del piano REPowerEU [1]. Nel 2023, la produzione è aumentata del 21 %, raggiungendo 4,2 miliardi di metri cubi equivalenti [2]. Si tratta di un segnale forte: il biometano e il Bio-GNL sono strumenti fondamentali per ridurre la dipendenza energetica, diminuire i costi di trasporto (e relativi consumi) del metano e GNL tradizionali e abbattere le emissioni nel trasporto pesante e nei settori industriali.
Questo incremento impressionante, tuttavia, non deve far passare in secondo piano un aspetto cruciale: la qualità della materia prima. Le migliori performance ambientali si ottengono solo quando il gas è prodotto “a km zero” da scarti e reflui agricoli, e non da coltivazioni dedicate.
Le colture ad hoc di biocarburanti, infatti, richiedono fertilizzanti, acqua e terreno, contribuendo al consumo di suolo e alle emissioni indirette di CO₂.
Usare residui già disponibili significa invece chiudere il ciclo dei nutrienti e generare un bilancio di carbonio neutro o negativo, contribuendo attivamente a rimuovere gas serra dall'atmosfera [3].
Niente coltivazioni dedicate: più sostenibilità, meno sprechi
Il vero valore del Bio-GNL risiede nel suo approccio che riduce al minimo il consumo di suolo.
Non è necessario coltivare mais, sorgo o altre piante energetiche solo per produrre gas: la filiera del Bio-GNL sfrutta ciò che l'agricoltura e la zootecnia già generano come scarto naturale.
Tra le principali fonti utilizzate ci sono liquami e letame zootecnico, ricchi di sostanza organica e facilmente digeribili dai microrganismi, residui colturali come paglia, stocchi e potature, oltre ai sottoprodotti agro-industriali come vinacce, sansa di olive, siero di latte e scarti di frutta e ortaggi [5].Queste biomasse residuali hanno un duplice vantaggio: riducono il problema dello smaltimento dei rifiuti organici e al tempo stesso generano un combustibile rinnovabile a basse emissioni.
Diversamente, le coltivazioni dedicate comportano costi ambientali spesso sottovalutati: consumo di terreno agricolo, uso intensivo di acqua e fertilizzanti, e impoverimento del suolo dovuto alla monocoltura [6].
Utilizzando reflui e residui, invece, si riducono anche le emissioni di metano che normalmente si libererebbero in atmosfera durante la loro decomposizione naturale.
Il digestato, il residuo ricco di nutrienti prodotto alla fine del processo di digestione anaerobica, può poi essere riutilizzato come fertilizzante organico, chiudendo il ciclo dei nutrienti e restituendo valore al terreno.
Si tratta di un modello pienamente circolare: nessuna competizione con la filiera alimentare, nessuno spreco di risorse e un impatto ambientale minimo.
Non a caso, secondo il 7th European Biomethane Benchmark, già oltre il 43% del biometano europeo proviene da reflui e residui agricoli [7], mentre l'IEA conferma che l'uso di scarti agricoli può garantire un impatto climatico netto negativo, con una riduzione delle emissioni che può arrivare al -200% rispetto al gas fossile [8].
Una direzione chiara: la sostenibilità del Bio-GNL nasce dai rifiuti.
Dal biogas al Bio-GNL
Tutto parte dalla digestione anaerobica, un processo naturale in cui i microrganismi trasformano la sostanza organica in biogas (circa 60% metano e 40% CO₂).
Il biogas viene poi purificato, attraverso upgrading, fino a ottenere biometano con purezza superiore al 90%.
Infine, grazie alla liquefazione a -162 °C, il biogas diventa Bio-GNL: un combustibile liquido, rinnovabile e ad alta densità energetica.
Il risultato? Un carburante con 600 volte la densità energetica del biogas in forma gassosa , ideale per trasporti pesanti, navali e industriali. Il piano europeo riconosce il Bio-GNL come combustibile di transizione, a condizione che vengano adottate tecnologie efficaci per ridurre il rilascio di metano (methane slip) [3]. >Grazie alla compatibilità con le infrastrutture esistenti del GNL fossile, il Bio-GNL può essere immesso, stoccato e distribuito senza costose riconversioni.
I vantaggi concreti di una scelta circolare
Produrre Bio-GNL da scarti agricoli significa ridurre le emissioni e creare valore locale.
Ecco i benefici principali:
- Zero consumo di suolo: nessuna competizione con le colture alimentari.
- Impatto climatico netto negativo: le emissioni evitate sono maggiori di quelle generate. Oltre a sostituire il gas fossile, si recupera il metano che altrimenti si libererebbe in atmosfera dalla naturale decomposizione naturale dei reflui, ottenendo un beneficio netto per il clima che può arrivare al -200% rispetto all'uso del gas fossile [7].
- Economia circolare agricola: il digestato diventa fertilizzante naturale, riducendo l'uso di concimi chimici e i costi di gestione.
- Sicurezza energetica: energia prodotta e utilizzata localmente, con minore dipendenza dalle importazioni.
- Sviluppo territoriale: nuove opportunità economiche per le aziende agricole e per le comunità rurali, valorizzando sottoprodotti o scarti della loro attività. In sintesi, il Bio-GNL è una tecnologia che fa bene all'ambiente, al territorio e all'economia.
Un modello replicabile per la transizione energetica
Il Bio-GNL da scarti agricoli è un pilastro della transizione ecologica.
Può essere sviluppato su scala locale, creando piccoli poli energetici indipendenti capaci di alimentare comunità, distretti industriali e sistemi di mobilità sostenibile.
Come ogni tecnologia innovativa, affronta sfide come la complessità della filiera di approvvigionamento e la necessità di investimenti iniziali significativi. Tuttavia, questi ostacoli sono superabili attraverso modelli di business come i consorzi agricoli e con il supporto degli incentivi europei, che ne garantiscono la sostenibilità economica.
In Italia, il potenziale è significativo: secondo il Consorzio Italiano Biogas, il nostro paese potrebbe produrre oltre 2,5 miliardi di metri cubi di biometano da scarti agricoli e reflui zootecnici entro il 2030 [9], sufficienti ad alimentare una flotta di 20.000 mezzi pesanti e a ridurre le emissioni di CO₂ di 4,5 milioni di tonnellate all'anno.
È un modello in cui innovazione, efficienza e sostenibilità si uniscono per ridurre le emissioni e valorizzare il territorio.
Un passo concreto e virtuoso verso un futuro a emissioni zero.
Il Bio-GNL da scarti agricoli rappresenta quindi non solo una teoria di difficile e lontana applicazione, ma una concreta opportunità per il sistema agro-industriale italiano. Per approfondire il potenziale di questa filiera nel nostro territorio, rimaniamo a disposizione per un confronto.
Fonti:
[1] Commissione Europea – REPowerEU Plan, 2022
[2] European Biogas Association – EBA Statistical Report 2024
[3] Commissione Europea – Sustainable Transport Investment Plan, novembre 2025
[4] Commissione Europea – 2040 Climate Target Impact Assessment, 2024
[5] ISPRA – Rapporto Rifiuti Speciali, 2024
[6] FAO – Energy-Smart Food for People and Climate, 2022
[7] Sia Partners – 7th European Biomethane Benchmark, 2023
[8] IEA – Biogas and Biomethane: Drivers of Emission Reduction, 2023
[9] Consorzio Italiano Biogas – Biometano: una scelta per l'economia e per l'ambiente, 2024