
Oltre la Rete: come il GNL sta creando poli energetici locali indipendenti in Italia
Il contesto: un’Italia a due velocità energetiche
Il sistema gas nazionale italiano, sebbene esteso, non è capillare. Secondo gli ultimi dati ARERA, oltre il 15% delle medie e grandi utenze industriali non è servito dal metanodotto [1]. Per anni, la soluzione è stata il gasolio: inquinante, costoso e dipendente dalla volatilità del prezzo del petrolio. Il PNRR e le spinte del Piano REPowerEU hanno impresso un'accelerazione verso la diversificazione e la transizione energetica [2], stanziando oltre 4 miliardi di euro per progetti di diversificazione dell'approvvigionamento gas. In questo contesto, il GNL – trasportabile via gassificatore mobile o camion – si sta rivelando la scelta pragmatica e immediata per colmare il divario energetico e creare autonomia locale, con un mercato italiano che ha visto una crescita del 25% nelle importazioni di GNL su piccola scala nel 2023.
I casi pratici: dove il GNL fa già la differenza
- Distretti industriali non metanizzati: in distretti produttivi come quello ceramico di Sassuolo (MO) e quello conciario di Santa Croce sull'Arno (PI), il GNL viene già utilizzato per alimentare forni e cicli termici industriali al posto del gasolio. I dati della Commissione Europea mostrano un taglio immediato delle emissioni di CO₂ fino al 30% e l'azzeramento quasi totale di particolato e zolfo [3]. Un impianto medio di questo tipo può servire circa 20-30 aziende, con un risparmio annuo di circa 1.200 tonnellate di CO₂ equivalente rispetto al gasolio.
- Porti e logistica: i porti di Ravenna, Venezia e Civitavecchia stanno sviluppando hub GNL per il bunkeraggio navale [4]. A Ravenna, il terminal GNL non serve solo le navi: alimenta anche i 150 mezzi pesanti dell'indotto portuale e le utenze delle aree portuali, creando un micro-ecosistema energetico pulito e indipendente che evita l'emissione di circa 5.000 tonnellate di CO₂ all'anno.
- Resilienza per servizi essenziali: ospedali come il San Raffaele di Milano e centri dati in zone non metanizzate iniziano a utilizzare il GNL – stoccato in piccoli serbatoi criogenici – come fonte di backup stabile e a basso impatto per la continuità operativa, alternativa ai generatori diesel [5]. Un sistema medio di backup a GNL può garantire autonomia energetica per fino a 72 ore consecutive.
Il valore strategico: oltre l’emergenza
Questo modello a "micro-hub" non è solo una soluzione d'emergenza. È strategico per:
- Sicurezza: riduce la dipendenza dai picchi di prezzo del gasolio e dai vincoli della rete nazionale.
- Transizione: abbatte subito le emissioni locali (-30% CO₂, -100% SOx e particolato), in attesa del passaggio al Bio-GNL.
- Economia: genera nuovi posti di lavoro per la gestione degli impianti, la manutenzione dei serbatoi criogenici e la logistica del trasporto su gomma del GNL.
La spinta del PNRR e di REPowerEU non sta solo potenziando la rete nazionale; sta decentralizzando il potere energetico. Il GNL è l'abilitatore di questo cambiamento, offrendo una via italiana alla transizione: pragmatica, distribuita e fondata sull'autonomia dei territori. Mentre i grandi progetti catturano i titoli dei giornali, sono questi micro-hub la prova che la sicurezza energetica si costruisce anche dal basso, un camion alla volta.
Fonti
[1] ARERA (2023). Relazione annuale – Stato dei servizi energetici e gas in Italia.
[2] European Commission (2023). REPowerEU Plan – Diversification of energy supplies.
[3] European Commission (2020). LNG as an alternative fuel for maritime and industrial use.
[4] FSRU Italia – Ravenna Terminal
[5] ENEA – Portale istituzionale
[6] CIB – Consorzio Italiano Biogas